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Documento Politico/Programmatico – Assemblea Nazionale Roma, 16 maggio 2020.

Una lunga storia: da Associazione a Partito

Tra le liste che hanno partecipato alle ultime elezioni regionali in Calabria c’era anche la Casa delle libertà, collocata nel centrodestra a sostegno della candidatura di Jole Santelli; in quella formazione – che, essendo rappresentata in consiglio regionale, aveva il pregio di non dover raccogliere le firme per presentarsi – sono confluiti esponenti di varie forze politiche presenti sul territorio. Tra queste, anche i Liberaldemocratici Italiani.

Il nostro Movimento politico nasce come Associazione denominata “I liberali” il 10 febbraio 2007, per volontà di Ciro Giovanni Palmieri, attuale Presidente del Comitato dei Garanti, e di un gruppo di persone che fino ad allora avevano fatto riferimento al Partito liberale. Quello stesso partito originario, ricostituito nel 1997, che nel 2004 aveva ripreso il vecchio nome di Pli, ma senza ottenere significativi risultati.

Nel 2009, alcuni iscritti all’area cominciarono a impegnarsi e a candidarsi, a titolo personale, come liberali. Il nostro Palmieri si candidò alle elezioni europee nella circoscrizione Italia meridionale, all’interno della lista dei Liberal Democratici, che quell’anno corse anche grazie all’esenzione dalla raccolta firme in alleanza con il Maie.

Nella primavera dello scorso anno, per iniziativa del Nostro si è deciso, insieme ad altre persone, di trasformare l’Associazione medesima in Movimento politico, modificando lo statuto con i fondatori che erano ancora disponibili, allora erano uno per ogni regione italiana.

Tuttavia, visto che nell’agone politico era già stata presentata una nuova organizzazione con la dicitura ‘i Liberali’, legata a Renato Altissimo, abbiamo pensato di cambiare il nome della nostra Associazione in Liberaldemocratici Italiani. Il simbolo è però rimasto lo stesso, con il colore blu di fondo e un gabbiano stilizzato, considerato che quasi tutti i soggetti liberali o liberaldemocratici europei hanno nel loro emblema un gabbiano o comunque un volatile. A ciò, abbiamo aggiunto tre punti verdi, bianchi e rossi, per richiamare il tricolore e sottolineare l’importanza fondamentale delle persone.

Oggi, con questa Assemblea Nazionale, il Partito dei Liberaldemocratici Italiani si presenta con la sua organizzazione a tutti coloro che nel Paese intendono collaborare per la più ampia diffusione dei principi e dei valori liberali e democratici.

Documento Politico / Programmatico / Organizzativo

Politico

Un caloroso ringraziamento va innanzitutto al Comitato dei Garanti e in particolare al Presidente Ciro Giovanni Palmieri che nell’arco di un anno, da giugno 2019, ha promosso e fortemente voluto questa iniziativa. Un grazie anche a Angelo Giubileo, che negli ultimi mesi ha efficacemente esercitato il ruolo di Portavoce del partito, ai Coordinatori Regionali e a tutti i dirigenti locali per gli ampi sforzi profusi. E infine, un grazie anche a tutti gli amici iscritti, e anche non iscritti, che comunque hanno condiviso e condividono l’iniziativa del progetto, che oggi segna il rilancio del Partito in Italia.

Oggi, mediante questa Assemblea Nazionale, noi portiamo a termine il disegno di dare uno spazio di rappresentanza e uno strumento efficace di presenza politica a tutti coloro che si riconoscono e si affidano ai principi e valori di un’antica e sempre rinnovata tradizione civile moderata e liberaldemocratica.

E’ giunta l’ora di ristabilire la verità rispetto a un’errata interpretazione e conseguente percezione del presente e della quotidianità, che, con la caduta della Prima Repubblica e nel corso della Seconda Repubblica, ha ritenuto che noi autentici spiriti liberali fossimo piuttosto il residuo di un passato. E invece, quel presente e quella quotidianità continuavano ad attingere ai principi e ai valori della nostra più antica e perenne tradizione, facendo in modo tuttavia che proprio a noi l’intellighenzia e l’establishment di questo nostro sempre amato Paese non riconoscesse i meriti storici dovuti e viceversa alimentasse, tra noi, processi di divisione culminati in una vera e propria diaspora. Un vero e proprio esilio.

Ma, noi sappiamo bene come sono davvero andate le cose in quest’ultimo quarto di secolo circa trascorso. La fine del Novecento e l’inizio di questo Nuovo Millennio hanno mostrato, in tutto l’Occidente, il trionfo del modello di governo democratico e liberale; con la caduta del Muro di Berlino, tutti gli storici hanno discusso l’ipotesi che addirittura la storia fosse finita avendo raggiunto e instaurato una tendenza a livello globale che conformava i sistemi politici ai principi della democrazia liberale.

In Italia, questo processo è stato accettato e condiviso anche da forze politiche che fino ad allora l’avevano combattuto; forze che erano state definitivamente sconfitte dalla storia, ma che non hanno accettato di farsi da parte e, pur rinnegando tutto ciò in cui credevano, hanno pensato a una mera rivincita sul piano dell’immagine ma non dei contenuti.

E quindi è giunta anche l’ora che quest’ultimo inganno abbia termine e a tutti noi liberali – il filosofo Croce in proposito avrebbe potuto aggiungere “Perché non possiamo non dirci liberali” – venga offerta l’occasione e l’opportunità di riorganizzarci al fine di ampliare maggiormente i spazi di libertà che investono tutte le società civili e occidentali, così come la nostra, nell’ambito di ogni comune, provincia, regione e rispettivi ambiti di rappresentanza e di governo dei cittadini.

Siamo certi che tutti noi, attuali iscritti e dirigenti locali, siamo e saremo il lievito capace di riuscire, in tempi ravvicinati, a dare voce e organizzazione alle molteplici forme di pensiero, cultura e tradizione liberaldemocratica presenti nel nostro Paese.

Oggi, anche nel nostro Paese, tutti – proprio tutti – si dichiarano e si professano liberali: dalla destra alla sinistra, c’è il quasi unanime riconoscimento che i valori liberali e i sistemi politici da essi ispirati e sorretti siano i più adatti e conformi al modello di democrazia di un paese economicamente e socialmente avanzato ed evoluto.

Ciò naturalmente potrebbe suggerire l’idea che non ci sia bisogno di formazioni politiche dichiaratamente liberali, dato che tutti siamo e ci dichiariamo già liberali. Ma, in effetti, non è proprio così, in quanto occorre evitare che, com’è avvenuto nell’ultimo quarto di secolo in Italia, i nostri principi democratici e liberali non siano svenduti e ridotti nominalisticamente all’uso di mere etichette. Le idee, infatti, hanno sempre bisogno del concorso e del supporto di uomini, organizzazioni e rappresentanti politici che ad essi si richiamano esplicitamente e li mettano in pratica, in modo coerente e convinto, nelle molteplici forme quotidiane dell’azione e dell’iniziativa politica. Così che, la nostra stessa iniziativa da opportunità si trasforma in dovere e, in definitiva, nella responsabilità di consegnare alle generazioni che ci seguiranno il portato di una storia che abbiamo ereditato grazie al sacrificio e alla generosità delle generazioni che ci hanno preceduto.

Ecco perché noi Liberaldemocratici Italiani intendiamo porci come una forza propositiva, presentandoci come il “Partito della storia e della ragione”,  al fine di sostenere e ribadire le istanze diffuse che provengono innanzitutto dall’esercizio delle libertà civili e politiche necessarie alla formazione e allo sviluppo di un sistema economico produttivo che non soggiaccia alla pressione talvolta soffocante della burocrazia, agitata da tentazioni assistenzialistiche, spinte che l’Italia non può più permettersi a causa dell’ingente debito pubblico. Il nostro debito pubblico ha ormai raggiunto un livello pari al 160% del PIL, un livello che necessariamente deve calare se vogliamo che i nostri figli e nipoti possano nutrire qualche speranza di una vita adeguata, al netto dei debiti già contratti.

Questo grave fardello che pesa sul nostro intero sistema-Paese non può assolutamente esimerci da responsabilità che noi stessi abbiamo e pertanto con volontà e forza dobbiamo impegnarci tutti a governare la realtà del presente e fornire risposte adeguate al declino in cui è incorso il nostro Paese soprattutto a seguito delle politiche di governo che hanno caratterizzato in particolare l’ultimo decennio dell’attuale crisi.

Pertanto, noi Liberali dobbiamo dire basta al paradosso della marginalizzazione e dell’autoesclusione dalla vita pubblica. E’ finito il tempo delle recriminazioni e delle fughe nel privato. E’ ora di rimboccarsi le maniche. Spetta a noi quindi, Liberaldemocratici Italiani, l’onere e l’onore di raccogliere la sfida, impegnarci ed essere protagonisti. Noi liberaldemocratici Italiani non intendiamo più, per il futuro, affidare le sorti delle nostre idee ad alcuno. Pertanto intendiamo tornare in campo con le nostre insegne e con l’orgoglio del nostro passato, ma anche con l’ambizione di un futuro degno della tradizione ideale, culturale e morale di cui siamo portatori.

Solo un partito rinvigorito nelle strutture nel gruppo dirigente e nella rete di diffusione territoriale, potrà partecipare a questa nuova fase della vita politica italiana. Per quanto ci riguarda, siamo pronti e disponibili, senza pregiudiziali di sorta alla discussione. Il Partito, dunque, si avvia ad intraprendere un lungo cammino, con tappe scandite e predeterminate, e vorrà dire la sua sui temi dell’agenda politica nazionale, con l’impegno di non mancare agli appuntamenti elettorali.

Noi, Liberaldemocratici Italiani, consapevoli che nel nostro Paese manca da troppo tempo un’adeguata rappresentanza politica del mondo liberale, abbiamo ritenuto non più rinviabile la proposta di dar vita a un movimento politico di area moderata in cui far convergere i valori comuni della plurisecolare tradizione dell’Occidente democratico e dell’Europa liberale.

Liberaldemocratici Italiani è un’Associazione Politica Nazionale di cittadini di area moderata che si riconoscono negli ideali propri delle tradizioni democratiche, liberali , cattolico-liberali, laiche e riformiste europee,  ai sensi dell’art. 49 della Costituzione della Repubblica Italiana e si propongono di concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale, facendo valere i principi costituzionali ed essenziali di Libertà personale, Sicurezza e Salute del cittadino nell’ambito dei confini interni ed esterni del Paese, Giustizia e Solidarietà a difesa di ogni individuo e in ordine alla formazione e allo sviluppo sia di un modello “aperto” di economia di mercato sia di una corretta applicazione del principio di sussidiarietà.

E’ però importante sottolineare che, in particolare nell’attualità, la garanzia e la tutela necessaria dei principi di Giustizia e di Solidarietà richiedono tuttavia anche un recupero della dimensione “sociale” del vivere quotidiano, al fine di adottare un modello di democrazia che sia ancora partecipato e partecipativo.

Infine, sempre in relazione ai tempi e alla realtà contingente e in considerazione dell’attuale panorama politico ed elettorale italiano, dichiariamo senza se e senza ma che la nostra collocazione è nella grande area moderata del centro-destra.

Programmatico

Il punto prioritario del nostro programma politico è quello di partire dai problemi reali e quotidiani dell’insieme delle nostre comunità cittadine, provinciali e regionale e ciascuna di esse in particolare.

Con ciò intendiamo dare non solo concretezza alla politica, ma anche restituire la politica ai cittadini. Intendiamo, nello stesso tempo, superare il limite, a nostro avviso gravissimo, della politica così come l’abbiamo conosciuta nell’ultimo quarto di secolo.  Allora diventa evidente che punto qualificante del nostro impegno di liberaldemocratici è far sì che la gente guardi alla politica con fiducia trovando risposta adeguata al disagio e ai problemi nei quali è da tempo costretta a vivere. Ne segue che, da parte nostra, si guarda alla grande area moderata, al di sopra degli steccati, spesso artificiosi e sempre rancorosi, della divisione politica, perché siamo convinti che nella misura in cui saremo capaci di accogliere e dare spessore e indirizzo politico alla domanda degli elettori e dei simpatizzanti, il nostro partito potrà essere di riferimento e di raccordo, potrà essere di utile servizio all’intera nostra società.

Il secondo punto del nostro programma investe pertanto sull’importanza di un metodo che costituisca e caratterizzi il nostro movimento, la nostra formazione, il nostro partito nella forma piuttosto di uno spazio critico e di un laboratorio in cui il programma del nostro impegno e della nostra azione, sia nell’immediato sia su tempi più lunghi, sia frutto precipuo dell’ascolto di ciò che ci viene segnalato da simpatizzanti, aderenti e elettori; e quindi un impegno formulato e indirizzato dal basso, dalle situazioni concretamente vissute. Questo metodo ci consentirà di avere programmi efficaci e snelli, a misura degli interessi del territorio e di quanti in essi vivono ed operano stabilmente.

Ci consentirà soprattutto – almeno questo è il nostro convinto auspicio – di formulare proposte immediate, svincolate dalle vecchie logiche legate alla clientela e alla burocrazia dei partiti tradizionali, all’arroganza dell’uno o altro schieramento di parte.

Al fine di mantenere il sistema di democrazia parlamentare, che ha garantito soprattutto in passato forme di partecipazione individuale e collettiva alla vita politica del Paese, riteniamo che occorra innanzitutto valorizzare il sistema didattico e d’informazione, promuovendo il merito, la cultura, la ricerca, l’innovazione e il made in Italy, in particolare per quanto riguarda i settori del turismo e del manifatturiero.

Punti irrinunciabili del nostro programma politico-economico sono: il taglio della spesa, la sburocratizzazione del sistema e la conseguente riduzione del debito pubblico; il taglio delle tasse e una generale revisione del sistema fiscale per il rilancio di un’economia non sussidiata e assistita ma viceversa meritocratica e competitiva; il finanziamento della libera attività d’impresa mediante una politica d’investimenti pubblici finalizzata all’implementazione di sistemi moderni e globali di advanced and additive manufacturing solution, realtà aumentata, industrial internet, big data analytics e nell’ambito dei programmi di politica ambientale adottati e finanziati dall’Unione Europea con i fondi destinati al prossimo bilancio settennale 2021-2027.

Quanto invece all’assetto statale organizzativo, riteniamo che nel presente occorra superare l’attuale e vecchio modello “regionalista”, di direzione e sussidiarietà “concorrente” e “ripartita”, al fine di costruirne uno nuovo, valido ed efficiente, calibrato viceversa sulla nuova dimensione globale dei rapporti tra popoli, stati e organizzazioni sovranazionali. Inoltre, è parimenti necessaria una riforma della giustizia da attuare secondo i principi del “giusto processo” di cui all’articolo 111 della Costituzione.

La grave emergenza da Covid-19 ha mostrato le gravi crepe di un apparato amministrativo-burocratico spesso incapace di adottare una decisione sia in tempi rapidi che soprattutto in modo risolutivo. Inoltre, per un Paese – che per tassi di anzianità della popolazione, statisticamente al mondo è solo dietro al Giappone -, tale condizione unita a quella della tendenziale risalita del debito pubblico costituisce una grave situazione di sbilancio da affrontare con estrema urgenza sul piano della spesa sanitaria e previdenziale.

Questa nostra iniziativa costituisce pertanto un’importante sfida lanciata a tutte le forze e le intelligenze produttive del nostro Paese, in nome di una cultura ispirata ai principi di democrazia e libertà, che identificano ogni modello di società “aperta”, e al principio di responsabilità, che indissolubilmente ci lega alle generazioni che ci hanno preceduto e alle generazioni che ci seguiranno.

Organizzativo

La nostra realtà, volontà e ferma determinazione unite al valore fondamentale di questi messaggi ci spronano a mettere le nostre competenze e il nostro impegno a disposizione del Partito ed è nostra convinzione che un rilancio serio e duraturo dei Liberaldemocratici Italiani passa necessariamente da una presenza capillare e diffusa sull’intero territorio della nostra beneamata Penisola.

In nome di questa convinzione e di questo impegno, intendiamo ridare dimensione e vocazione nazionale all’iniziativa intrapresa nel febbraio 2007, in maniera rinnovata, mediante l’organizzazione e le iniziative del partito di tutti i simpatizzanti, gli iscritti e i dirigenti dei Liberaldemocratici Italiani.

Insieme ce la faremo. Il futuro, più ancora del passato e del presente, è dalla nostra parte.


Documento del 23 marzo 2020

I #LIBERALDEMOCRATICI ITALIANI SONO PRONTI

Con questo documento di sintesi, i Liberaldemocratici Italiani raccolgono l’invito del Presidente Mattarella a dare ciascuno il proprio contributo per l’uscita dalla crisi

L’economia non è mai un gioco a somma zero, diversamente da chi sostiene che sia possibile crescere tutti indistintamente e senza che gli uni scontino gli sforzi produttivi degli altri. Nel 1982 la Cina ha raggiunto 1 miliardo di persone e da allora a oggi è passata da un PIL di 450 bilioni circa a 27 trilioni circa di dollari statunitensi. Da allora a oggi, l’economia statunitense è passata da un PIL di 3,5 trilioni circa a 21 trilioni circa; mentre l’economia italiana da un PIL di 650 bilioni circa a 2,5 trilioni circa. Oggi, troppo spesso si stabilisce un rapporto tra le due maggiori economie del mondo, la Cina e gli Usa, ma si tralascia il fatto che dalla prima metà degli anni Novanta l’economia in blocco dei paesi asiatici (cd. new economy) cresce e produce in misura maggiore rispetto all’economia statunitense e soprattutto europea, tanto che al termine degli anni Novanta la fondazione dell’unione monetaria dell’UE si è resa di fatto necessaria al fine di fronteggiare i paesi e i mercati internazionali in così forte crescita ed espansione.

Ora, la crisi da Covid-19 ha portato alla ribalta il pensiero di alcuni economisti legato alla teoria della decrescita. E’ facile infatti pensare che, a seguito di una nuova e più lunga fase di recessione, ci si possa acconciare e quindi accomodare a un pensiero che sostanzialmente propugna in generale una riduzione del fabbisogno energetico produttivo e in particolare una riduzione dei consumi. Ma, si tratta di un pensiero errato, perché la realtà è semplicemente un’altra.

In funzione dell’energia e dell’informazione, sempre crescenti nell’era di internet, rispettivamente il russo Nikolai Kardashev e lo statunitense Carl Sagan hanno strutturato l’evoluzione delle società in quattro diversi tipi. Minore è il consumo di energia e d’informazioni più basso è il tasso di sviluppo di una società. Al ritmo di crescita attuale del PIL medio mondiale, 1,5% su base annua, ipotizzando un non significativo disallineamento tra PIL ed energia o informazione, occorrono meno di cento anni a registrare un altro significativo e decisivo avanzamento, che in realtà è già in atto.

Infatti, già oggi, per essere competitivi, occorre sempre più implementare e utilizzare sistemi di:

  • Advanced and additive manufacturing solution, ovvero sistemi avanzati di produzione che utilizzano materiali automatici e robot o cobot (ovvero robot concepiti per interagire con l’uomo in uno specifico ambiente di lavoro);
  • Realtà aumentata, ovvero sistemi capaci di fornire altre informazioni oltre quelle che sono direttamente accessibili dalla sensibilità umana, mediante dispositivi d’interfaccia uomo/macchina;
  • Industrial internet ovvero un sistema di condivisione e scambio d’informazioni, il più completo possibile, tra tutti gli attori e i beneficiari del/i processo/i produttivo/i;
  • Big Data Analytics ovvero sistemi di banche-dati interconnesse capaci di fornire una prestazione su misura del beneficiario e al beneficiario, garantendo adeguati profili di tutela della privacy e della sicurezza.

Inoltre, come dimostra anche l’esperienza di lotta al Covid-19, strumenti tecnologici come robot, controlli digitali, rilevazioni gps e quant’altro consentono di contenere la diffusione del virus e per contrasto una più rapida ed efficace cura.

In definitiva, con la fine dell’emergenza, dovremmo pensare all’opportunità di una riconversione dell’intera nostra economia favorendo i processi in corso di sviluppo scientifico e tecnologico. Al contrario di quanto avvenuto nel nostro paese negli ultimi venticinque anni e in particolare negli ultimi dieci allorquando registriamo un taglio al 37% circa della spesa pubblica per investimenti, da circa 54 miliardi (3% del PIL) nel 2009 ai circa 20 miliardi nel 2019 (1% del PIL). E quindi, quando bisognava fare di più in ordine alle nuove strategie di politica industriale operate su scala globale, noi abbiamo fatto l’esatto contrario. Ora, non abbiamo e non potremo avere più scuse.

Sul piano più prettamente politico, non c’è dubbio che, anche prima della crisi del Covid-19, i mutati scenari di economia e politica internazionale costringevano l’Unione Europea e noi cittadini a una svolta politica seria e non più procrastinabile. La discussione sulla realizzazione del progetto europeo è infatti durata troppo a lungo e ha finito, con l’inizio della crisi del debito pubblico e soprattutto nell’ultimo quinquennio, con il creare crepe e divisioni sempre più ampie. Da nord, con i governi “rigoristi dell’euro”, a sud, con i governi di Grecia e Italia in particolare; da est, con i paesi del “patto di Visegrad” a ovest, e in estrema sintesi: con i paesi di Germania e Francia a fare sempre da guida e traino a tutti gli altri.

E tuttavia: a inizio 2002, il PIL della Germania era stimato intorno ai 2,5 e oggi è pari a circa 4,5 trilioni di dollari statunitensi. Il PIL della Francia all’inizio del periodo in esame è risultato praticamente pari a quello dell’Italia, e cioè 1,7, per approdare oggi a circa 3 trilioni di dollari statunitensi. Ciò significa che in termini di PIL e a parità di potere d’acquisto (PPP), l’economia tedesca e quella francese sono cresciute negli anni dell’euro di un tasso pari all’80% circa, mentre l’economia italiana – che rimane comunque la terza economia dell’UE – di un tasso pari al 50% circa. Nello stesso periodo la crescita del PIL della Cina è stata pari a un tasso del 600% circa, mentre quella statunitense a un tasso del 100% circa. Per il nostro paese, al dato di bassa crescita si aggiunge purtroppo anche quello di un esagerato incremento del debito pubblico: oggi 2.400 miliardi di euro circa pari al 135% del PIL e a fronte di un dato al 2002 pari al 105% circa del PIL di allora. In definitiva, nell’arco degli ultimi 18 anni: bassa crescita (+ 0,5) e alto incremento del debito (+ 0,285).

L’emergenza da Covid-19 determinerà senz’altro un ulteriore ritardo o perfino uno stop nell’attuazione del Progetto comune europeo, che richiede senz’altro un piano militare che ci sottragga definitivamente alla morsa di Cina e Usa, ma innanzitutto un piano di rafforzamento e completamento dell’unione bancaria, prodromica all’attuazione di politiche fiscali comuni.

A fronte della crisi da Covid-19, la BCE ha annunciato un piano di acquisti per 750 miliardi di euro (quantitative easing). E’ da notare che la cifra sia sostanzialmente pari all’importo di finanziamento stanziato nel settennato precedente, pari a 956,9 miliardi ma comprensivo del finanziamento da parte della Gran Bretagna. Inoltre, è bene evidenziare come l’accordo appena raggiunto per il settennato prossimo (2021-2027), continua a prevedere una forma di finanziamento da parte di di tutti i paesi membri in misura pari all’1% del corrispondente PIL annuale.

La cifra di 750 miliardi di euro è sostanzialmente pari, in termini di stima, al 6,3% del PIL dell’Unione, ma è evidente che, in termini di finanziamento della spesa comune, le cifre sono da rivedere e in sintesi richiederebbero un impegno senz’altro superiore all’1% programmato. Inoltre, si consideri anche che la stessa Fed ha annunciato un piano di acquisti di 700 miliardi di dollari, e quindi perfettamente in linea con il piano dell’Ue (al tasso attuale di cambio che vede il dollaro a 0,94 rispetto all’euro); mentre è di ieri la notizia di un piano di sostegno del governo Usa all’economia del paese, approvato dal Congresso, per un impegno di spesa dia 2.000 miliardi di dollari.

Pertanto, è chiaro che in un’economia di emergenza, così grave come neanche ai tempi della crisi dei mutui subprime e secondo molti perfino la più grave dal secondo dopoguerra, non ci sono alternative all’adozione sia di un piano di spesa sostanzioso, in deficit, che oltrepassi la regola europea del 3% sia di un piano vigoroso di riduzione delle tasse, valutando ad esempio l’opportunità di un regime fiscale quale quello della flat tax. Ciò detto, al momento è sbagliato fare altre considerazioni e previsioni. Siamo senz’altro di fronte a uno scenario di recessione, dagli effetti imprevedibili.

Sulla base di queste brevi considerazioni, i Liberaldemocratici Italiani dichiarano di essere pronti a dare il proprio contributo per l’uscita dalla crisi.

Angelo Giubileo